Raffica di arresti e sequestri di collaudi e patenti facili.
Cosa sta succedendo negli uffici di mezza Italia?
Gentili lettori,
su tutti i quotidiani degli ultimi giorni ed anche su alcuni telegiornali delle reti più importanti è stata riportata la notizia che in alcune Motorizzazioni si sono verificati degli arresti eccellenti scaturiti dall’aver verificato a seguito di diverse indagini, che solerti funzionari si sono approfittati della necessità degli appassionati di tuning di omologare le loro opere d’arte, inserendo fraudolentemente nel Ced del ministero dati mai correttamente verificati secondo le disposizioni di legge.
Dalla ricostruzione degli inquirenti, pare che molti proprietari di auto personalizzate venivano contattati ai raduni da intermediari che promettevano di regolarizzare il libretto dell’auto. A fronte di un investimento compreso tra i mille ed i milleottocento euro si potevano sistemare le misure dei cerchi e le modifiche di carrozzeria sulla carta di circolazione. Informazioni del tutto diverse da quelle che i poveri malcapitati si vedevano fornire dal personale delle Motorizzazioni: non è possibile; serve il nulla osta della casa costruttrice; le pratiche sono lunghe e difficoltose; non si può garantire il sospirato aggiornamento, etc..
Addirittura su alcuni siti civetta si vantavano amicizie importanti per ottenere questi “favori”.
Dalle nostre informazioni risulta che sono diverse le motorizzazioni provinciali di mezza Italia coinvolte in questi scandali di collaudi e di patenti facili.
L’impressione è che esista una sorta di cupola legata al monopolio che l’amministrazione pubblica esercita su queste istruttorie. Un’organizzazione che consente a persone di pochi scrupoli di fare remunerativi, ma illegittimi, affari sulla pelle degli utenti.
Se tutto sembra molto difficile da ottenere, una somma consistente che finisce nelle tasche dei funzionari mascalzoni può accomodare le cose più facilmente e velocemente. Purtroppo ora centinaia di ignari appassionati si trovano razziati e bastonati. Dopo aver speso cifre da capogiro, convinti di regolarizzare le modifiche delle loro auto una volta per tutte, hanno subito il sequestro dei libretti da parte della Polizia Giudiziaria e, in diversi casi, sono stati addirittura indagati per concussione. Tutto questo perché da ormai un anno siamo in attesa dei decreti attuativi di una legge promulgata il 27 febbraio 2009. La norma in questione, frutto di tanta fatica e dell’appoggio della nostra rivista, ha riempito un vuoto legislativo nazionale e dato l’abbrivio alla regolarizzazione e alla legalizzazione anche in Italia del settore del tuning, per anni nell’oblio.
Chi è, dunque, interessato a ostacolare la pubblicazione di questi decreti? Non certo gli utenti, non certo i produttori di accessori che vedono bloccato il loro business, non certo i progettisti e gli enti privati di certificazione equiparati a quelli europei, già in grado di assolvere alle richieste del mercato. Forse le case automobilistiche che si vedrebbero ridurre gli spazi di vendita del loro aftermarket. Certamente, dopo questi scandali ed arresti, il sospetto del coinvolgimento di qualche alto dirigente dalla Motorizzazione è legittimo. Ci auguriamo che oltre ad appurare i fatti e a punire i veri delinquenti, queste azioni giudiziarie possano accelerare questo ultimo percorso di emanazione delle norme, consentendo a coloro che vogliono rispettare le leggi e soprattutto la sicurezza stradale di non incorrere più in situazioni fantozziane come quelle sopra descritte.