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  EDITORIALE
Corsiario numero 34 numero 34 di aprile 2003


Guida sicura, più vita!



Amici lettori,

siamo a metà dell'anno e, dopo il lungo ponte primaverile, anche quest'anno funestato da gravi incidenti, possiamo fare un bilancio di questo, che, a mio avviso, si sta rivelando l'anno tra i più terribili della storia moderna: non bastava una guerra, con la morte di uomini e donne innocenti; ad essa si aggiunge la guerra trasversale degli incidenti stradali.
Le vittime delle strada del 2002 sono state oltre 6000, un intero paese è scomparso sotto i colpi della velocità, dell'impazienza e della presunzione di chi si ritiene invincibile, anche davanti ad un bicchiere di troppo!
Il dato già di per sé drammatico è ancora peggiorato dalle decine di migliaia di persone che a seguito di incidenti stradali perdono irrimediabilmente la possibilità di condurre di nuovo una vita normale. Tante famiglie si trovano, loro malgrado, coinvolte in eventi e impegni che mai avrebbero pensato di dover affrontare.
Ma cosa si può fare realmente di tangibile per ridurre questo fenomeno che anche quest'anno si sta manifestando con la stessa intensità dell'anno scorso?
È appena passata la Pasqua e nel simbolo della festa pasquale, che trasfigura la morte nella resurrezione, bisogna stimolare la propria e l'altrui riflessione.
Corriamo dalla mattina alla sera e come diceva Forrest Gump "... non so perché lo faccio", ad un certo punto bisognerebbe, come lui, decidere che non ce n'è più bisogno; rendersi consapevoli che non siamo onnipotenti e che molto spesso la vita può essere in pericolo dietro una curva o ad un fondo scivoloso.
Certo, si potrebbe fare prevenzione (l'anno scorso sono state migliaia le patenti ritirate per stato di ebbrezza); si potrebbero migliorare i controlli sulle strade, ma tra queste maglie, che sempre molto larghe rimangono, passerà sicuramente il torrente della stupidità.
Molto spesso ci troviamo coinvolti in eventi contro la nostra stessa volontà: ho ancora in mente le immagini del terribile incidente sulla tangenziale di Mestre, dove sicuramente molte delle 18 persone morte guidavano nel rispetto della sicurezza e non si aspettavano di vedere travolte le loro vite. Davanti ad immagini di questo genere è necessario capire tutti quanti che ciò che è da cambiare è la cultura e l'uso dei mezzi di trasporto.
Chi guida non è obbligato a sentirsi Schumacher: se poi nasce la voglia di fare gare o di dare sfogo alla passione di pilota, ci sono piste adatte dove poter sperimentare, nel rispetto della stessa sicurezza personale, le proprie capacità di guida.
Ognuno di noi ha diritto di fare della propria vita ciò che crede, ma ciò che una società civile non può accettare è che per colpa di qualcuno ne debba patire qualcun altro.
Vedo intere famiglie distrutte dal dolore specialmente quando a perire sono ragazzi giovani, ma purtroppo sono quelle stesse famiglie che consentono ai loro figli di salire su auto veloci e di concedergli quella libertà che molto spesso ha un significato di resa; è molto più facile dire di sì, pensando di essere a posto con la propria coscienza, che riuscire a sostenere un no, sotto l'incalzare, alle volte asfissiante, di chi ancora incosciente, crede che la libertà sia rientrare alle quattro del mattino.
I giovani a cui tutto è concesso non provano il gusto della conquista e la consapevolezza di quanto può a volte essere importante un no. Cercano divertimento a tutti i costi: una bottiglia di vino, due-tre pastiglie, lo stereo a tutto volume... ma intanto langue la comunicazione sia verticale, tra genitori e figli, che orizzontale, tra coetanei.
Lanciando un grido di speranza, voglio ringraziare mio padre e mia madre e tutti quei genitori che per amore dei propri figli, hanno saputo dire di no.

Giuliano Latuga
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