businesscar, leader nel risparmio in auto aziendali
  EDITORIALE
Corsiario numero 26 numero 26 di giugno 2002
Ma la legge è uguale per tutti?
Cari lettori,
colgo l’occasione per denunciare una situazione che ci vede in parte protagonisti, e che non vorremmo tornasse a verificarsi.
Nel mondo dell’automobile gli interessi sono tantissimi, e proprio per questo spesso chi ha più potere commerciale riesce ad avere “favori”.
Questo non favorisce certo il libero scambio e la perfetta concorrenza, ma al contrario il clientelismo, la concussione e, quel che è peggio, la confusione nei confronti dell’utenza.
Di recente su di un importante giornale nazionale di cui faccio anche il nome, “Quattroruote”, è apparso a pagina 216 del numero di Giugno un articolo con in mostra due meravigliosi fuoristrada dal titolo: ”Ma vi sembrano autocarri?”
Qualche furbo imprenditore, non riuscendo ad ottenere in Italia ciò che in Europa è regolamentato da norme chiare, ha trovato la maniera per ottenere all’interno della CEE l’omologazione di questi splendidi e costosissimi bestioni.
Ne consegue che in Italia gli Uffici Provinciali del Dipartimento dei Trasporti Terrestri devono prendere atto di tali trasformazioni e reimmatricolare questi veicoli ad uso autocarro.
Su ciò non ho nulla da obiettare; molto rispetto a quei funzionari - fin troppo zelanti - che in nome dell’interpretazione di chissà quale direttiva o circolare si permettono di praticare due pesi e due misure.
Ci risulta che un Centro Prova Autoveicoli abbia concesso ad un allestitore l’omologazione ad autocarro a 4 o 5 posti su un veicolo di categoria internazionale M1 che in partenza non era classificato secondo le Direttive 98/14 CEE, senza effettuare alcuna prova sul mezzo di questa direttiva. Pochi mesi prima (e già con la direttiva 98/14 CEE in vigore) aveva sullo stesso tipo di veicolo concesso l’omologazione ad autocarro solo a due posti, ma con un altro allestitore.
Naturalmente quest’ultimo ha richiesto di ottenere l’aggiornamento della sua omologazione che gli è stata rifiutata, ma non perché il veicolo non risponde alla direttiva 98/14 CEE. Il vero motivo è che nel frattempo è stata emanata una circolare che richiede un esplicito nulla osta per effettuare le trasformazioni in autocarro.
Allora io mi domando: ”sarà più grave aver rilasciato un’omologazione non conforme alla normativa o, per par condicio, ampliarne una seconda di un veicolo già classificato autocarro?”
La cosa più incredibile è che queste omologazioni sono entrambe superate e già scadute, ma utilizzate come riferimento per la trasformazione dei modelli successivi perché consentito da un’altra circolare. In conclusione l’ufficio provinciale in cui operano i due allestitori è nell’imbarazzante posizione di accettare le trasformazioni dell’uno e non dell’altro.
Infine la ciliegina sulla torta è che in moltissimi altri uffici provinciali queste trasformazioni in autocarro vengono regolarmente effettuate perché la circolare viene interpretata nel modo più estensivo e cioè che se esiste una qualsiasi omologazione di riferimento non importa di chi sia, è possibile utilizzarla al fine di rendere possibile la trasformazione.
In effetti il concetto ministeriale è che l’omologazione è pubblica e pertanto un atto disponibile a tutti; se poi qualche officina detiene dei diritti si dovrà rivalere nei confronti del concorrente.
Ma a quanto pare non è così per tutti; vedremo come andrà a finire.

Giuliano Latuga
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