Lettera aperta al Ministro Lupi 2014, l’anno delle scelte coraggiose???
Gentili lettori,
il 2014 si è avviato. Anno che a parere di molti esperti dovrà essere all’insegna del cambiamento totale. Dal nostro osservatorio sono molti i segnali che prevedono modifiche nel campo dell’automotive. La storia degli ultimi 50 anni però ci insegna che i cambiamenti non sono mai stati così radicali e profondi. Sì, magari anche significativi, ma mai determinati e definitivi. Per questo ci sentiamo e mi sento di scrivere da queste pagine una lettera aperta al Ministro dei Trasporti, l’Onorevole Lupi, per segnalargli quella che noi riteniamo possa essere una rivoluzione epocale, qualora si decidesse di prendere decisioni coraggiose.
Non c’è coraggio, nonostante il momento lo chieda a gran voce, non si intravedono programmi che portino ad una profonda evoluzione a favore dell’economia. Anche la norma che si propone di unificare i due registri del Pra e della Motorizzazione, è finalmente un buon passo in avanti dopo almeno un ventennio di tira e molla, ma, a nostro avviso, non risulta essere efficace se non accompagnata da scelte strategiche che portino un vero cambiamento a favore delle imprese del settore.
Questi carrozzoni di enti pubblici hanno dimostrato di essere un coacervo di clientelismi, di concussioni e corruzioni. Non passa mese che aprendo un giornale non appaia una notizia di reati compiuti dalla pubblica amministrazione forte del suo ridicolo ruolo di potere. Si fa tanto parlare di privatizzazioni e da dove si inizia? Dalle Poste! Non c’è che dire, un bel segnale.
I nostri lettori si aspettano scelte molto più coraggiose e drastiche nei confronti di istituzioni che ormai hanno fatto il loro tempo. Sono strutturalmente superate ed inutili. Anzi, per la velocità con cui lavorano i concorrenti stranieri, sono dannose, perché diventano pure un ulteriore peso per un’economia nazionale che muore. Basterebbe vedere lo sviluppo del DM 20/2013 per farsene un’idea. E’ oramai passato l’anno di transizione e dalla Direzione Generale il nulla.
Basta aggirarsi per gli uffici della Motorizzazione per capire che le cose non vanno. Chi ha frequentato questi uffici, anche solo venti anni fa, trovava vitalità e applicazione. Ora il deserto, che serpeggia tra sportelli e uffici.
Direttori che anziché assecondare le reali necessità della piazza, si mettono di traverso per non trovarsi in lite con i propri impiegati e funzionari, ricattati da scelte sindacali aberranti. Ovviamente non tutti gli UMC sono uguali, ancora pochi sono efficaci ed efficienti, e se vai ben a guardare sono condotti da Direttori che hanno rispetto delle imprese della propria provincia. Un’impresa privata gestita con queste modalità sarebbe già fallita cento volte.
Spesso i problemi vengono dalla testa, come recita il noto proverbio del pesce che puzza. Ecco, se i nostri Parlamentari volessero dimostrare un poco di coraggio qui l’occasione è ghiotta. Unificare il registro del Pra e della Motorizzazione di fatto rende uno dei due carrozzoni inutile. Per questo se ci fosse un poco di coraggio, insieme alla privatizzazione dei servizi di collaudo, già ampiamente illustrati dai vertici ministeriali in diversi recenti convegni, si potrebbe prendere la palla al balzo e privatizzare definitivamente l’ultimo carrozzone di monopolio statale quale è la Motorizzazione Civile. Prendere l’abbrivio da questa fusione di archivi per una più radicale operazione di rinnovamento potrebbe sembrare folle, ma illuminante ed in linea con i più progrediti paesi europei.
Lasciarla morire un giorno dopo l’altro trascinandosi dietro l’intiero comparto sarebbe decisamente da incoscienti. Da diversi operatori del settore ci giungono sollecitazioni con iniziative di raccolte di firme per portare un poco di luce in un tunnel che da troppi anni è nel buio più profondo. Caro Ministro, è per questi sognatori che non si sono mai arresi, che crediamo sia giunto il momento di prendere decisioni coraggiose che non potranno che fare il bene del nostro paese e della sua reputazione. Non arrivi alla fine del suo mandato con il rimorso di non aver portato a termine un processo indispensabile per dare credibilità alle nostre istituzioni. Non c’è più tempo.