Togliere in Italia i monopoli di stato sui servizi automotive sarebbe un passo significativo ed importante.
Gentili lettori
dopo le recenti elezioni amministrative ci si è resi conto che la politica in Italia ha veramente toccato il fondo.
Nel solo ultimo mese di aprile si sono contati oltre tremila fallimenti di piccole e medie imprese.
Una percentuale significativa deriva dal terziario della meccanica e della motoristica.
Nel mondo delle concessionarie auto c’è stato un vero e proprio cataclisma. Dai dati forniti dell’associazione di categoria, un concessionario su tre, o ha già chiuso i battenti oppure sarà costretto a farlo nei prossimi mesi.
Una recente trasmissione televisiva ha evidenziato che lo stato, da sempre, spende molto di più di quanto incassa e la soluzione sin qui adottata è sempre stata di aumentare le entrate crescendo la pressione fiscale sui cittadini onesti, anziché abbattere realmente gli sprechi e i costi dell’amministrazione pubblica attraverso forme di autocontrollo e privatizzazione. Oggi molti di quei cittadini onesti non ce la fanno più e solo una rapida e immediata inversione di tendenza potrebbe salvare la baracca.
E’ vero che se ci troviamo in questa situazione non è certo per colpa dell’ultimo Governo, ma dopo una prima ventata di slogan contro corrente, anche questo si è limitato ad aumentare le tasse.
Uno slogan che ci aveva fatto sperare era quello sulle liberalizzazioni e sulle privatizzazioni.
Mettere dei competitor alla macchina pubblica consentirebbe alle imprese di potersi rivolgere ad un mercato aperto con i vantaggi di un'offerta più ampia che migliora il segmento di riferimento.
A questo proposito vogliamo porre alla vostra attenzione due esempi che ci sembrano davvero eloquenti e che riguardano specificatamente il nostro settore. Il primo riguarda la privatizzazione di diversi servizi che attualmente sono solo monopolio dello Stato e che per questo creano corruzione e un pessimo servizio agli utenti.
Ci riferiamo alle attività di collaudo che sono da sempre in Italia esclusiva dell’ente pubblico e cioè la Motorizzazione. Per dare dei dati di riferimento e comprendere meglio l’attuale situazione citiamo le attività che svolge un settore di questa amministrazione e cioè le omologazioni, sia degli accessori che compongono un veicolo finito, che gli stessi veicoli finiti. Nel 1998 un CPA (Centro Prove Autoveicoli: in Italia sono una decina e hanno questo specifico compito), quando ancora le omologazioni erano un monopolio, concluse la sua attività annuale rilasciando ben oltre duecento omologazioni.
L’anno scorso sono state meno di venti. E’ bastato che il nostro paese si armonizzasse con il resto d’Europa, superando di fatto il monopolio nazionale, che le imprese italiane potendo scegliere tra la macchina nazionale: burocratica, maleducata e dai tempi lunghi e spesso indefiniti, ad enti snelli, disponibili che seppur leggermente più costosi, garantiscono velocità, professionalità e tempi certi, non ci hanno pensato su due volte per utilizzare questi ultimi organismi. Tutto questo è costato alle casse dello Stato un aggravio significativo perché da una parte sono venuti a mancare gli introiti delle imprese che versavano i costi per ottenere le omologazioni, dall’altra sono rimasti sul groppone i costi elevati di una struttura diventata per certi versi inutile. Una rappresentazione di quanto citato la troviamo da oltre un decennio anche in Italia nel mondo delle revisioni dei veicoli a motore sino alle 3,5 t.
Annualmente vengono effettuate oltre tredici milioni di revisioni auto e moto e solo una percentuale insignificante viene effettuata presso gli uffici provinciali pubblici, nonostante che presso un centro privato il costo superi i 65 € e presso l’amministrazione pubblica siamo a meno di 47 €. Nonostante questi dati dovrebbero far pensare ad una immediata estensione dei servizi dal pubblico al privato e nonostante ci sia un disegno di legge depositato da ottobre 2011 presso la Camera per attuare questa ormai irrinunciabile necessità, tutto resta fermo.
Il centro studi di Tecnostrada ci ha fornito alcuni dati molto interessanti.
L’introduzione di questa legge consentirebbe a questo settore oggi in grave difficoltà di aumentare il proprio fatturato del 300% annuo e di porre nelle casse dello Stato non meno di 260 milioni di euro l’anno, solo mettendo a disposizione il noto CED come avviene per le revisioni e quindi per lo Stato a costo zero.
Il secondo esempio che poniamo alla vostra attenzione, sempre inerente all’argomento è l’applicazione del nuovo disposto dell’articolo 75 del CDS, che prevede che per determinate modifiche da apportare sulle auto e sulle moto in circolazione vengano emanati dei decreti attuativi che consentirebbero la stessa armonizzazione che dal 1996 esiste per gli accessori e per i veicoli nuovi, anche per i veicoli circolanti.
La modifica dell’articolo 75 è avvenuta il 27 febbraio 2009 e da allora è stato emanato un solo decreto attuativo per quanto concerne i freni, che risale ad agosto 2010. A diversi convegni, risalenti ad Autopromotec (maggio 2011) e Assoruote (febbraio 2012) è intervenuto il direttore Generale della Motorizzazione l’architetto Maurizio Vitelli, che annunciava l’imminente pubblicazione del secondo decreto attuativo sulla regolamentazione delle modifiche dei cerchi e pneumatici. Siamo ormai a maggio 2012 ed ancora sulla gazzetta ufficiale non si è visto nulla. Questo decreto, come lo è stato per i freni, permetterebbe di incrementare a dismisura il volume di affare del settore con positive ripercussioni sia sul segmento che per le casse dello stato.
Questa lentezza burocratica è quella che da un lato opprime i settori e dall’altro lascia spazio alla corruzione dilagante presso funzionari pubblici senza scrupoli.
E’ da anni che pubblichiamo di scandali per prestazioni truffaldine scoperte dalle Forze dell’Ordine ai danni di dipendenti della Motorizzazione che si prestano ad attività illecite dietro pagamento di importanti somme, ovviamente non dichiarate. Nonostante questo malcostume il nostro paese al pari del solo Portogallo e della Grecia continua a mantenere un monopolio pubblico su queste attività.
Per questi motivi il nostro giornale ha deciso di supportare due associazioni, una di categoria e una di consumatori attraverso iniziative volte a promuovere una accelerazione in questa direzione.
Continuate a seguirci e nel caso vogliate mandarci vostre esperienze o suggerimenti saremo ben lieti di prenderli in considerazione.